La scuola al tempo del Coronavirus

Pagina aggiornata al 16 Marzo 2020

Benvenuti a tutti gli insegnanti!

Questa pagina vuole riportare una serie di strategie, soluzioni e raccomandazioni per aiutare, se non una transizione, almeno un allineamento della didattica online a quella diretta.

Molte delle (sacrosante) critiche verso la didattica online (che non può, e non sostituirà , la relazione diretta alunno-insegnante) possono essere smussate grazie ad una corretta valutazione e considerazione delle possibilità e dei limiti del mezzo telematico.

La pagina che segue verrà aggiornata periodicamente. Per questo motivo, vedrete i suggerimenti come ordinati in ordine cronologico inverso, con i più recenti per primi.

Nota sull’autore – chi fosse interessato a (soprattutto se dovesse nutrire dubbi su quanto qui suggerito) può fare riferimento alla pagine di questo blog o al mio profilo linkedin.
Nota sulle tecnologie – gran parte delle scuole si sono già attrezzate, e grazie alla rapida crescita dei Social Network le tecnologie di trasmissione, registrazione, montaggio e videoconferenza sono diffuse, facili da usare e soprattutto gratuite. Per questo motivo, glisseremo sulle specifiche tecniche… posto che, se necessario, potremo eventualmente dedicare una sezione a questi aspetti.

#10 – Alleati (+ o -) inaspettati

Una parte sottintesa della situazione attuale *forse non sufficientemente esplicita) è che gli studenti non saranno mai davvero “soli” nello studio. Chi ha figli può provare sulla propria pelle la compressione di telelavoro, didattica a distanza e limite degli spazi disponibili. La situazione eccezionale potrebbe (e dovrebbe) suggerire una riconfigurazione e un approfondimento dei rapporti genitori-insegnati.

In primo luogo, dedicatevi maggiormente ai colloqui con i genitori. Potrebbe essere un po’ difficile (soprattutto rispetto a considerazioni sulla privacy e/o situazioni di oggettiva difficoltà, economica o culturale), ma la condivisione della nuova quotidianità didattica è fondamentale.

Normalmente voi siete osservatori di comportamenti di ragazzi e ragazze: la comunicazione con i genitori è importante per inquadrare meglio gli studenti. Nella situazione attuale sono invece i genitori ed essere i vostri occhi e le vostre orecchie sulla didattica. Non solo, sono anche i vostri insegnanti di sostegno (fatti salvi i casi sottostanti) e le vostre compresenze. Allo stesso modo, voi siete uno degli appigli a disposizione dei genitori per riempire la quotidianità delle giornate in casa.
Lavorare direttamente con e sui genitori. Aiutateli a rinfrescare le loro competenze affiancando i propri figli, o laddove sia possibile permettendo ai genitori stessi di entrare in una nuova relazione didattica con la propria prole.

Fornite attività il più possibile versatili e multiformi. Vanno anche bene le verifiche (entro certi limiti, vedi sotto) ma affiancate anche suggerimenti per le visione di film, contenuti multimediali, audiolibri. Spingete per attività varie, differenti dal solito, sfruttando la libera circolazione delle informazioni grazie ad internet. Lavorate sulle competenze minime informatiche per chi non le avesse, e trasversalmente sul loro nucleo familiare dei vostri studenti laddove sia possibile attivare meccanismi virtuosi. Predisponete attività di interazione con tutte la classe (ad esempio favorendo riunioni di classe ed “intervalli” come chat e videoconferenze senza la vostra presenza attiva). Favorite ciò che avete a disposizione, invece di cercare di forzare vecchie modalità didattiche su strumenti differenti (come nel caso qui sotto).

#9 – Verificabili o meno

Un esempio (paradigmatico in senso negativo), è venuto alla mia attenzione tramite le lamentele via social di un genitore. Si trattava di una insegnante che si era limitata a fornire foto tramite chat ai fogli di carta scritti a mano con sopra esercizi, chiedendo agli studenti di fare altrettanto ed inviare le foto dei compiti completati.

Ora, se esiste una modalità di verifica poco intaccata dalla situazione (al netto del “non usare appunti”), sono i test, i quiz, le domande a risposta multipla, i temi e (volendo) anche le interrogazioni. Tutte le tecnologie digitali sono principalmente basate sulla trasmissione di informazioni: non è strano che verifiche basate in primis sulla valutazione di nozioni possano essere effettuate.

Questo rappresenta anche una trappola: diventa davvero facile appoggiarsi a queste attività e utilizzarle in maniera eccessiva. In secondo luogo, si tratta di una auto-svalutazione del ruolo dell’insegnate: se la didattica a distanza fosse soltanto spiegazioni e verifiche, potremmo sostituire gli insegnanti con Moodle.

Invece, come già indicato in alcuni dei consigli precedenti, cercate di tenere un equilibrio: va bene avere le verifiche (ma in questo caso, al minimo, predisponete al minimo dei questionari online compilabili al computer, a meno che dobbiamo fare verifiche di ortografia), ma allo stesso tempo favorite l’uso degli strumenti di cui (giustamente) lamentate normalmente la carenza: connessioni internet, produzione di oggetti concreti o di ricerca, studio e approfondimento autonomo, divisione in gruppi di ricerca e via dicendo.

Il vantaggio di una situazione nuova come l’attuale, con la distruzione di tutte le normali regole implicite di relazione e comportamento, è una incredibile opportunità per sperimentare innovazione senza essere vincolati e zavorrati da aspettative, abitudini e comportamenti preesistenti.

#8 – Sovraccarichi, o in ricarica?

Una sensazione assolutamente condivisibile e corretta è quella che, in questa situazione, il vostro carico di lavoro come insegnati sia aumentato. Questo è certo: in buona parte c’è da considerare tutto il tempo necessario ad attrezzarsi, studiare ed imparare nuovi strumenti. Dall’altro c’è la rottura di una serie di modalità di relazione piuttosto efficaci di persona verso tutto il gruppo classe (le interrogazioni) che diventano utili solo in rapporto diretto uno ad uno (non è pensabile che tutta la classe possa essere attenta e partecipativa durante una interrogazione singole). Quindi sì, sarete sovraccarichi in questo periodo. Non quanto gli operatori del sistema sanitario, ovviamente. Uno sforzo in più è inevitabile, ma dovreste vederlo come uno investimento, piuttosto che come una attività temporanea.

Tutto ciò che state facendo oggi non scomparirà scomparsa l’emergenza. I canali che avete attivato, gli spazi, le modalità di ricerca e di studio, la relazione fuori dalle mura di scuola sono strumenti in più che, a regime, potranno potenziare e migliorare la vostra didattica e i risultati dei vostri studenti. Vedete questa situazione come una enorme sperimentazione di massa: non abbiate paura di sbagliare, o di ammettere i vostri limiti, ma fate di più di quanto pensavate fosse possibile, e vedrete che i risultati saranno migliori di quanto avreste potuto pensare.

#7 – Compresenze

Se non lo avete già fatto, dovreste immediatamente attivare una chat o dei canali condivisi tra tutti gli insegnati. Ognuno dei vostri colleghi dovrebbe sentirsi obbligato a resocontare, per il beneficio di tutti, l’andamento (se non di ogni lezione) di tutte le nuove attività provate; date inoltre pareri sugli strumenti tecnici, o suggerimenti da parte dei più esperti e, soprattutto, cercare di uniformare le vostre strategie di relazione con gli studenti. Non ha senso che voi comunichiate con gli studenti tramite Skype, mentre qualcun altro usa Google Drive, mentre altri telefonano direttamente o pubblicano lezioni di YouTube.

Sfruttate poi in maniera differente le compresenze, laddove le abbiate. Suddividetevi i canali di comunicazione: uno di voi può spiegare e impiegare il canale audio, mentre l’altro o l’altra può restare in osservazione della chat e rispondere tramite testo a domande o dubbi, oppure pubblicare link e riferimenti interessanti, o ancora conversare personalmente su un canale separato con gli studenti che avessero bisogno di maggiore supporto.

Inoltre, salvate sempre tutto. Buona norma sarebbe anche registrare ogni singola lezione in videoconferenza che tenete, perché non potete sempre prevedere a priori quale lezione sarà interessante e popolata di domande chiarificatrici, e quale invece sarà meno interessante. Se possibile, comunque, una ottima idea sarebbe quella di dimezzare la classe o usare la compresenza come modo per relazionarsi direttamente con un gruppo più ristretto di alunni.

#6 – Supporti audiovisivi

Considerati spesso in modo negativo (non a torto: generalmente sono adatti a livelli di coinvolgimento e autonomia superiori o universitari) le video lezioni non interattive (in sostanza: video di spiegazione pre-registrati) possono comunque essere strumenti didattici estremamente utili in questa situazione.

Il loro principale svantaggio è che, come descritto più sotto, per poter essere efficaci o accattivanti richiedono più impegno e risorse di una semplice videoconferenza. D’altra parte, un video ha l’intrinseco vantaggio di essere cristallizzato e fisso. Tutto ciò che spiegate resterà lì, potrà essere rivisto, usato per prendere appunti, commentato per chiedere chiarimenti o condiviso anche tra colleghi.

Non vi sentite in grado di affrontare la cosa personalmente? Non significa dobbiate rinunciarvi. La divulgazione scientifica online (persino su canali apparentemente lontani come Youtube) è solitamente considerata di livello “non accademico”, ma con un po’ di pazienza è possibile trovare anche ottimi canali dal punto di vista dei contenuti scientifici (molti in inglese, ma ricordatevi di controllare se abbiano sottotitoli in italiano).

Kurzgesagt per esempio, al di là del nome impronunciabile, è una miniera di approfondimenti accattivanti e puntuali (inglese con sottotitoli in italiano). Because Science (solo inglese) prende in considerazione assunti “pop” (come “quale sia la velocità di Superman”) e li usa come spunti per affrontare in modo rigorosamente scientifico le implicazioni delle leggi fisiche (in particolare su fisica e chimica). Tutto questo, ovviamente, non include il monumentale archivio di documentari disponibile sul sito della rai.it, sia per i programmi attualmente in corso che, tramite Rai Teche, qualunque cosa non sia più in programmazione. Lo stesso vale ovviamente per tutte le maggiori emittenti televisive.

#5 – Non ribaltate (subito) la classe

Una facile estensione dei concetti qui sotto porterebbe alla conclusione che una classe ribaltata, dove gli studenti preparino esposizione e/o ricerche da mostrare ai compagni, possa essere efficace. Sembra un modo intelligente di usare le competenze informatiche implicite dei ragazzi, alleviando il carico degli insegnanti.

Personalmente, sconsiglio questa pratica per la didattica online (sono assolutamente a suo favore nella didattica tradizionale). La classe rovesciata dovrebbe essere una possibilità da attivare quando ci sono automatismi e meccanismi di gestione dell’attenzione, modalità di intervento (es. tramite chat) e relazioni già stabilite.

Il motivo: se come insegnanti non siete assolutamente certi della vostra efficacia nel gestire la didattica online, non siete in condizione di abilitare gli studenti ad una classe rovesciata in questa modalità. Quando questi automatismi siano in essere, potrebbe diventare una valida risorsa… ma ne parleremo in futuro.

#4 – Verificare è (piuttosto) facile

Come potete essere sicuri che lo studente che state interrogando in videoconferenza (o che stia facendo un test) non abbia sotto mano dispense o lezioni?

In breve: non potete. Ma non è curioso che la modalità principe di valutazione usata a scuola non abbia corrispettivi? Quante volte, nel modo del lavoro, si viene “interrogati” su specifici aspetti tecnici o specialistici con il preciso caveat di non avere documentazione di supporto? Mai.

Sfruttate questa occasione per allineare la metodologia e l’uso delle nozioni con qualcosa di proficuo e radicato nella prassi: rendete possibile o addirittura imponete di utilizzare ausili mnemonici (ad esempio presentazioni) e chiedete di preparare interventi su aspetti precisi, invece che rispondere a domande. Viene già fatto normalmente per tesi, tesine e ricerche. Ampliate questa opzione. Riservatevi la possibilità di porre domande di approfondimento, di comprensione e di valutazione ma appoggiandovi a ciò che gli studenti hanno prodotto in autonomia, invece che alla vostra spiegazione.

Alcuni studenti faranno più fatica, oppure avranno difficoltà trasversali (ad esempio di lettura o di uso degli strumenti), ma si tratta pur sempre di una attività di studio, spiegazione e produzione di informazione molto più ancorata alla realtà.

#3 – Attività pervasive

La scuola è in una situazione unica. Invece che attrarre gli studenti, trovandosi privata di ogni strumento classico, si è dovuta affacciare nella loro vita. Si tratta di un’ottima occasione per dare agli studenti percezione diretta e pratica di “a cosa serva la scuola” e di un’occasione per sopperire buchi programmatici in alcuni indirizzi di studio.

L’idea dietro le attività pervasive è di usare le conoscenze apprese fuori dalla didattica, e mettere alla prova le capacità di osservazione ed astrazione. Supponiamo che abbiate spiegato i passaggi di stato della materia: una ottima attività pervasiva sarebbe quella (entro la prossima lezione), di identificare e fotografare in casa propria almeno 1 apparecchio o attrezzo che li utilizzano. Oppure, in questi tempi di epidemia, indicare spezzoni di telegiornali, articoli, riviste o siti web che rispecchiano esattamente la descrizione fornita da Tucidide per cui “Atene fu distrutta dalla paura della peste, non dalla peste”.

L’idea è ribaltare il topos didattico dell’esempio, conosciuto e utilizzato da tutti, trasformandolo in una ricerca attiva. I risultati di questa attività potrebbero essere inviati dagli alunni sia in maniera asincrona (ovvero in qualsiasi momento, in una chat o in un canale dedicato) oppure potrebbero essere una ottima introduzione/ripasso all’inizio della lezione successiva.

#2 – Lezioni 2.0, non 1.0

La peggiore cosa che possiate fare in video è accendere la webcam e comportarvi come se aveste una classe di fronte. Se il significato di 1.0 è fruizione passiva, 2.0 sta per interazione, e gli strumenti che usate sono ottimizzati per questo. Se davvero pensate delle spiegazioni dirette e lunghe siano fondamentali, potete registrarle e metterle a disposizione in differita così che possano essere viste in qualsiasi momento, messe in pausa, riavvolte e via dicendo. Ma se volete fare didattica a distanza dovrete dare interazione, o in pochissimo avrete perso l’attenzione eccetto che degli studenti più motivati (quelli che in generale soffriranno meno la situazione).

Come regola generale, ogni alunno dovrebbe essere stimolato ad interagire circa ogni 15′. Questo significa, in media, 4 volte ogni 1 ora (moltiplicato per una classe di 25 sono 100 interazioni, una ogni minuto e mezzo). Apparentemente impossibile da gestire per un insegnante, non lo è.

Dovete sfruttare  il mezzo: un modo semplice ed immediato per spingere gli studenti ad interagire è creare “regole di ingaggio” da seguire durante una lezione: ad esempio, ogni 15′ di spiegazione fate in modo di chiudere una parte di spiegazione, e date 5′ di tempo per scrivere ognuno una domanda obbligatoriamente diversa dalle altre (una richiesta di chiarimento, o curiosità o altro sul tema). Potrete poi rispondere alle più rilevanti direttamente, o per iscritto, oppure raccoglierle e usarle per approfondire o iniziare nella prossima lezione.

Attenzione alla forma però: in tutte le attività di design motivazionale il diavolo sta nei dettagli. Se diceste “tutti facciano una domanda” vi dovreste aspettare i migliori scrivano per primi qualche domanda, e gli altri si limitino a ripetere la stessa. L’apparente minore dettaglio di scrivere una domanda diversa (fondamentale) e proprio per spingere gli studenti a competere e preparare già domande durante la spiegazione per evitare di essere tra gli ultimi e trovarsi in una posizione più difficoltosa.

Oppure, potete farli scrivere nella chat di gruppo in diretta mentre spiegate (è il funzionamento delle dirette streaming sui social) o fargli accendere la videocamere quando vogliono intervenire o fare una domanda..

#1 – Ciò che è diverso non può essere peggiore

La prima importantissima regola da tenere in considerazione per sviluppare una didattica online efficace è di valutarla in maniera oggettiva. Partire da una posizione concettuale come “non sarà mai una lezione vera e propria” è giustificabile e sensato… e perfettamente inutile data la situazione. Il punto è sfruttare da subito al meglio le opportunità esistenti.

Quindi, non indulgete in valutazioni comparative tra i due tipi di didattica. Quelle potranno essere fatte in futuro, quando entrambe saranno praticabili. Ad oggi, esiste solo la possibilità di didattica online. Di conseguenza… adattatevi e focalizzate in maniera obiettiva pro e contro della richiesta di didattica online rispetto alla vostra materia specifica.

La maggior parte dei consigli presentati finora discendono esattamente da questa prospettiva… ma sono sicuro che, entrati nella mentalità giusta, voi stessi potrete idearne altri a piacere adatti alla vostra disciplina.

#0 – Anche l’occhio vuole la sua parte

Questo vale a maggior ragione se, causa distanza, solo parte dei vostri gesti, comportamenti e modi può essere nell’inquadratura. Non abbiate paura di fare prove, e usate semplici accorgimenti per migliorare la qualità estetica delle lezioni. Sembra trascurabile, una lezione con audio di qualità scadente, in ambiente poco illuminato, con una inquadratura storta rappresenta una sfida anche per lo studente più volonteroso, a distogliere lo sguardo, poi solo ascoltare e poi perdere quanto detto.

Preciso che non si tratta di questioni di budget, o di risorse, ma di pochi semplici accorgimenti. Ci sono aziende multinazionali la cui qualità di videochiamata è inferiore a quella di associazioni culturali prive di budget. Risorse e possibilità sono davvero alla portata di tutti.

Inoltre, la sovraesposizione personale incentivata dalla nostra società mediatica ha creato milioni di youtuber e influencer e migliaia di video specificatamente dedicati a produrre contenuti di buona qualità senza alcun investimento. E i vostri ragazzi vi sapranno sicuramente dare alcuni consigli. Potete sfruttare i consigli qui sotto… e studiare a vostra volta.

  • Competenze – se avete qualche difficoltà con l’uso degli strumenti (che sono in generale molto intuitivi) appoggiatevi alle conoscenze degli strumenti o a Google.
  • Audio – fondamentale, provate a registrarvi dove terrete le lezioni e valutate la qualità dell’audio, la distanza dal microfono, il volume ed il rumore di fondo. Se sentite suono metallico o eco considerate che la “durezza” dell’ambiente circostante crea riverbero: un ambiente morbido (tappeti, cuscini, tende) oppure di forma irregolare permette di avere un aiuto migliore. Chiedete ai vostri studenti di tenere sempre spento il microfono, accendendolo quando vogliono parlare (questo blocca ogni eco).
  • Video – presentatevi esattamente come se foste in aula. Cercate di usare molti più aiuti visuali del solito, anche con le pagine del libro tramite uno scanner (o foto, nella peggiore delle ipotesi). Potete utilizzare la modalità di presentazione per proiettare il vostro schermo invece della camera, e sfruttare semplici programmi di grafica o disegno per prendere appunti, creare schemi e spiegare come foste alla lavagna. Evitate inquadrature dal basso, poiché tendono ad avere brutta illuminazione e un vago effetto horror non adatto. L’illuminazione è importante: non lesinate su luci accese anche durante il giorno, e provatele sempre con la camera attiva. Evitate sfondi animati: i vostri gatti che giocano sul divano sono sicuramente fonte di distrazione. Allo stesso modo, evitate sfondi troppo fissi, soprattutto in combinazione con inquadrature molto stresso. Solo un volto su uno sfondo bianco non è più efficace di una immagine fissa, mentre un taglio a mezzobusto permette di usare molta più gestualità. Ultimo, ma non meno importante, se dovete trasmettere da telefono cellulare invece che da computer cercate di posizionarlo in un punto fisso e tenetelo sotto carica nel frattempo.
  • Lezioni – potreste essere tentati di andare avanti con il programma così come lo avete preparato. La cosa che dovete considerare con attenzione è la velocità alla quale potete spiegare. Il mio consiglio è di rallentare, e dare modo sia a voi che agli studenti di prendere dimestichezza. Nell’ottica e mentalità corretta, potreste addirittura andare più velocemente rispetto al solito, invece che essere rallentati dallo strumento (grazie alla possibilità di relazione asincrona, ad esempio attraverso un commento nella chat della lezione, che dà modo di estendere il tempo utile di relazione superando le classiche costrizioni di tempo.