Inauguro questo questo blog con uno spunto di riflessione, il primo che mi ha colpito quando ho iniziato a interessarmi alla tematica del “gioco” in ambito business.
Per prima cosa sgombriamo il tavolo da eventuali confusioni: non parlo di industria ludica (o videoludica), quanto piuttosto dell’uso del gioco come uno dei molti strumenti a disposizione del marketing per agire sui consumatori, sulle loro abitudini, sulla loro fideizzazione.
Allo stato attuale, in questo panorama di rapido cambiamento nel quale emergono sconfinate praterie e territori da colonizzare, il “gioco” viene inteso come social gaming, o come gamification.
Nel primo caso, l’interesse rispetto al business è sul contatto verso il cliente, sul valorizzare il brand, oppure più banalmente sul guadagno ottenibile tramite banner e sponsorizzazioni.
Il secondo approccio è più raffinato: non vuole colpire direttamente il consumatore/cliente, ma entrarci in rapporto in modo più liquido e continuativo: qui la ricompensa per l’azienda che investe nei giochi sono dati utili sui consumatori (diretti, come i questionari, o indiretti come la tracciatura tramite cookie), spinte dirette di marketing (interazione diretta gioco/prodotto) e altri vantaggi che possiamo già immaginare, ma che ancora non sono stati strutturati in processi riconosciuti come funzionali.
Però…
…parlando di “giochi”, le tipologie ludiche che vengono messe in campo attualmente sono miseramente poche. Praticamente, due o tre. Difatti, per quanto la tematica stia letteralmente esplodendo, le aziende ad oggi fanno riferimento a pochi modelli, “semplici da capire” dal punto di vista del business e del ritorno dell’investimento.
Ma il settore ludico, per colpa o merito anche di una sua specificità, fatta di piccoli produttori, passione e artigianalità, ha sviluppato nel corso degli anni sistemi e modelli incredibilmente più complessi, più sfumati e più interessanti, anche dal punto di vista del business, rispetto alle due o tre tipologie di giochi che vengono messe in campo oggi.
La co-generazione di contenuti, il controllo condiviso dei risultati, le dinamiche di rivalità collaborativa e molti altri temi triviali, se non obsoleti, per la maggior parte di chi si interessa di teoria dei giochi, sono ancora tutti da scoprire e da applicare nell’immenso territorio dei prossimi anni.
Gli spazi e i modi per lavorare in ambito business su questi temi sono già impostati… anche se in pochi se ne sono accorti. Così si continua a lavorare con i propri utenti offrendogli giochini da stampare, ritagliare e montare… mentre questi rispondono (autonomamente) con una competizione fotografica a chi posiziona il gioco stesso nella situazione più impensabile¹.
Lavorare per portare a galla questi temi è l’obiettivo. Con passione e pazienza, abbiamo intenzione di provarci. Buon gioco e buon lavoro a tutti.
Pingback: Gartner: most gamification project will fail. Agree from July 2011 | Play for Business!
Pingback: Gartner: most gamification project will fail. I agree from July 2011 | Play for Business!